Danza Macabra

Affresco della Danza Macabra

L’affresco della Danza Macabra è situato sulla facciata esterna dell’Oratorio dei Disciplini, che prende il nome dall’omonima confraternita, una delle più antiche e diffuse nel tardo Medioevo. Gli adepti, preoccupati per la loro salvezza dopo la morte, si sottoponevano ad una vita di preghiera, penitenza e autoflagellazione; motivo per cui venivano definiti anche “battuti”. 

La congregazione viveva all’interno dell’Oratorio sulla facciata del quale spicca l’affresco che, in un’unica opera, rappresenta i grandi temi medievali dedicati alla morte.

I tre temi sono il Trionfo della Morte, la Danza Macabra e l’Incontro dei tre vivi con i tre morti.

 

L’incontro dei tre vivi con i tre morti:

L’Incontro è il tema macabro più antico che ci è pervenuto. Il suo sviluppo si ha a partire dalla metà del Duecento. Con l’arrivo delle crisi e delle epidemie del XIV secolo, la Chiesa gioca sull’inquietudine dei fedeli, trovando nel memento mori – ricordati che devi morire il motivo cardine ideale per richiamare all’ordine i cristiani.

A Clusone, l’Incontro è visibile nella parte alta dell’affresco, alla sinistra del Trionfo. Spiccano le figure di tre cavalieri che, durante una partita di caccia con il falcone, trovandosi di fronte alla Morte Regina, hanno reazioni diverse. Il primo accasciato sul suo cavallo colpito da una freccia, il secondo cerca di fuggire guardando la Morte per controllarne le azioni, l’ultimo fugge senza voltarsi.

La particolarità dell’opera clusonese sta nel fatto che l’Incontro e il Trionfo si riuniscono dando vita ad un’unica narrazione: i tre defunti sono rappresentati dai tre scheletri del Trionfo e, tra questi, il centrale rappresenta Colei con la quale tutti dovranno confrontarsi: la Morte.

Come in tutte le rappresentazioni dell’Incontro i tre cacciatori vengono così interpellati dalla Morte: “Noi eravamo come voi adesso siete, voi sarete come noi ora siamo!”.

L’Incontro di Clusone è più un richiamo alla leggenda che non la rappresentazione vera e propria del tema.

 

Il trionfo della morte:

La parte dell’affresco occupata dal Trionfo è senz’altro quella che più attira l’attenzione dell’osservatore, questa si trova nel settore superiore e occupa, all’incirca, la metà dell’intera opera.

La prima cosa che colpisce in questa sezione di dipinto è la maestosità della Morte Regina che, rappresentata con corona e mantello, dimostra il suo enorme potere poggiando i piedi sui cadaveri in putrefazione delle due massime autorità riconosciute: Papa e Imperatore.

Accanto a lei altri due scheletri uccidono tutti coloro che si accalcano attorno al sarcofago; quello di destra, armato con archibugio, e quello di sinistra con arco e tre frecce, queste ultime rappresentative dei tre temi macabri: peste, morte e carestia.

Il contorno della tomba contenente Papa e Imperatore è infestato da vari animali tutti rappresentanti la sfera del macabro per le loro singole caratteristiche. I serpenti che, con il loro strisciare a terra, uniscono il mondo dei vivi con quello dei morti. Gli scorpioni, che con un colpo di coda sono causa di morte per gli esseri viventi e infine i rospi, animali che, per tradizione e credenze sono stati e sono strettamente collegati al tema della morte.

Attorno al sepolcro si accalcano numerose figure di uomini e donne, alcuni già morti e altri in vita ma prossimi al trapasso.

Da notare, come nell’affresco della Danza Macabra, il pittore rappresenti le diverse reazioni degli uomini a contatto con la Morte. Qualcuno la vuole comperare donandole le sue ricchezze, altri, sapendo cosa li aspetta, sono intenti a contare sulle dita della mano i giorni che restano loro prima del trapasso. Un uomo si dispera per il suo destino coprendosi il volto con le mani; altri ancora, ormai rassegnati e consapevoli di ciò che li aspetta, sono rappresentati in preghiera con un’espressione di rassegnazione.

Ben evidenti i 4 cartigli che partono dalla figura della Morte regina e che portano queste parole:

Gionto (io sono) per nome chiamata morte ferisco a chi / tocherà la sorte no è homo così forte che da / mi po schampare”.

Ogna omo more / e questo mondo lassa / chi offende a Dio amaramente passa 1485

“Gionto la morte piena de equalenza solo voy ve volio e non vostra richeza e digna sonto de portar corona poiché signorezi ognia persona”.

“Chi è fundato in la justitia … / e lo alto Dio non discha… / la morte a lui non ne vien… / Poj che in vita eterna …”

 

La Danza Macabra:

Nella fascia sotto il Trionfo è affrescata la Danza Macabra, il tema più diffuso dell’intero complesso.

La Danza vuole rappresentare la morte di ciascuno, ogni uomo incontra la Sua Morte che lo conduce nella danza della vita e della morte.

Più che una danza, pare una composta processione che sfila lungo un muro cimiteriale ornato di teschi appena percettibili. Scheletri e viventi sembrano muoversi senza grande contrasto; nei viventi c’è tristezza, non paura.

Tra la zona superiore e quella inferiore si trova una sottile linea bianca con all’interno il seguente messaggio:

O ti che serve a Dio del bon core. Non avire pagura a questo ballo venire. Ma allegramente vene e non temire: poi chi nase elli convene morire”.

Da questa frase possiamo capire che i soggetti sotto rappresentati sono intenti a svolgere una vera e propria danza, non una processione. Tra le varie ipotesi, è stata avanzata anche quella che, nella parte rovinata dell’affresco, vi fosse un’orchestra di scheletri che, con la sua musica, scandiva il tempo del “ballo”.

Questa sezione di affresco va letta da sinistra a destra: all’inizio si vede una porta dalla quale si affaccia un gruppo confuso di personaggi pronti a prender parte alla danza, a seguire tante figure del tempo tra cui una donna che si specchia e, nel riflesso, vede lo scheletro che l’accompagna, un disciplino intento a flagellarsi, un “povero lavoratore”. Il quarto personaggio è uno dei più discussi, per il recipiente che ha in mano e il colore dei pantaloni le teorie avanzate sono un medico con il vaso dell’uroscopia, un paziente che porta al medico il vaso delle urine, un chimico o ancora un oste con una botticella a becco in mano, a seguire un armigero, un usuraio, uno studente, o poeta, o letterato.

 

I vizi e le virtù:

Dopo aver “ballato” con il proprio scheletro e aver raggiunto la morte si scopre il proprio destino: la dannazione o la salvezza eterne. Il grande affresco dedica anche una fascia finale ai vizi e alle virtù. Il primo tema si trova sulla sinistra ed è rappresentato come un’enorme fauce dentata che inghiotte le figure dei dannati. Il secondo tema rappresenta il paradiso per i virtuosi dove viene rappresentato un gruppo di disciplini i quali, per la loro vita di penitenza e misericordia, raggiungono la salvezza.

Contatti

Oratorio dei Disciplini di San Bernardino