Bergamo. Chiesa di San Leonardo

Opere presenti

Cinque Storie di San Leonardo

Nei riquadri sulla volta

La Vergine appare a un Pontefice

Olio su tela cm 200x200

La Vergine dona lo scapolare a una santo (Simone Stock?)

Olio su tela cm 200x200

Nei cinque riquadri (olio su tela sagomata) sulla volta:

STORIE DI SAN LEONARDO, 1690-95 circa

San Leonardo nel feretro compie miracoli (affresco)

San Leonardo fa miracolosamente scaturire l’acqua (olio su tela)

San Leonardo conforta i carcerati (affresco)

San Leonardo benedice gli ammalati (affresco)

Gloria di San Leonardo  (affresco)

 

Dopo la soppressione dell’ordine dei Crociferi, la chiesa di San Leonardo passò sotto la gestione dei Somaschi, che nel 1689 “l’hanno rinnovata e perfezionata con sette Altari, pavimento di marmi e nave a volta adorna di Stucchi e Pitture a fresco di Antonio Cifrondi” (Pasta 1775). La notizia consente di datare le opere di Cifrondi alla conclusione dei lavori, dunque verosimilmente intorno alla fine del Seicento, a ridosso della grande pala d’altare per Sant’Alessandro della Croce (1698).  Numerosi sono i richiami figurativi anche con la movimentata Pentecoste (1695) dipinta per la chiesa di Cerete basso, ove i vari personaggi compaiono in atteggiamenti simili. I caratteri delle architetture e gli scorci di sott’insu,  tipici dell’attività del pittore nell’ultima decade del XVII secolo, trovano riscontro nelle opere eseguite per la ex chiesa di san Fedele a Calusco (oggi in Biblioteca). Nel complesso dell’impresa pittorica  emerge l’abilità di Cifrondi sia nell’ articolare con cura le affollatissime scene entro il perimetro mistilineo dei supporti sia  nella gestione degli effetti illusionistici e del rapporto tra figure e  spazio.

San Leonardo nacque in Gallia da una famiglia di nobili franchi, nel villaggio di Corroi presso Orléans, all’epoca dell’imperatore Anastasio I Dicoro (491-518). Il re dei Franchi Salii, Clodoveo, gli concesse il privilegio di liberare i prigionieri che avesse incontrato e ritenuto innocenti.  Leonardo sfruttò questa opportunità liberando un gran numero di persone ridotte in condizioni miserevoli e prive di libertà.  Un grande contributo al suo culto lo dette anche il pellegrinaggio nel 1106 di Boemondo I d’Antiochia, imprigionato dagli infedeli e poi liberato tre anni più tardi, per merito, a suo dire, dell’intervento di san Leonardo da lui invocato.In quanto protettore dei carcerati è spesso rappresentato con delle catene e dei ceppi; talvolta è in abito diaconale, episcopale, più spesso in abiti benedettini, sovente nella versione da cistercense, ossia con tunica bianca, simbolo della purezza d’animo, stretta in vita da un cordone o da una cintura di cuoio, segno di penitenza, e da uno scapolare nero, simbolo della vita contemplativa

 

Restaurati nel 2002-2003

 

In controfacciata:

 

La Vergine dona lo scapolare a  Simone Stock, 1710 circa, olio su tela, cm 200×200

La Vergine appare a  papa Giovanni XXII, 1710 circa, olio su tela, cm 200×200.

Citate per la prima volta in San Leonardo solo nel 1931 le due tele raffigurano due episodi strettamente legati all’ordine carmelitano, dal cui mondo verosimilmente provengono. Nella chiesa di Sant’Agata annessa al convento del Carmine a Bergamo alta si conservano tre dipinti di soggetto assai simile, ma di misure più ridotte (cfr. n° 31), forse delle “prove” per i dipinti di maggior formato ora in San Leonardo.

San Simone Stock è stato un religioso inglese appartenente all’Ordine Carmelitano: ricoprì la carica di Priore generale del suo ordine. La domenica 16 luglio 1251, Simone avrebbe ricevuto la visione della Vergine con la consegna dello scapolare e la promessa: «Questo è il privilegio per te e per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo». Per commemorare l’evento, fu istituita la festa della Madonna del Carmelo per la quale fu fissata proprio la data del 16 luglio. Lo scapolare è rimasto per tutti i Carmelitani un segno della protezione materna di Maria. La seconda tela mostra la Beata Vergine che appare a papa Giovanni XXII, che fu sul soglio di Pietro dal 1316 al 1334. L’identificazione del pontefice si ricava dal foglio con la scritta “Ego Mater graziose descendam sabbato post forum obitum et quote inveniamo in Purgatorio liberato” che rimanda alla cosiddetta “Bolla Sabatina”, il documento che si asserisce emanato da Giovanni XXII il 3 marzo 1322, contenente la promessa di liberazione dal purgatorio il primo sabato dopo la morte, a chi, oltre che a portare lo Scapolare, fosse vissuto nella castità secondo il proprio stato, osservando l’astinenza dalle carni il mercoledi e recitando giornalmente alcune preghiere, come l’ufficio divino, o il Piccolo ufficio della Madonna, o il S. Rosario, o sette Pater, Ave, Gloria  o le tre ave Maria.  (Enrico De Pascale)

 

Bibliografia: P. Dal Poggetto, Antonio Cifrondi, in I pittori bergamaschi. Il Settecento, Bergamo,1982, pp. 472-473, nn. 30, 31

Orari e contatti

Largo Nicolò Rezzara, 12, 24122 Bergamo BG

Tel. 035 248022

Orario di apertura: ore 8-19

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