Lovere. Galleria dell’Accademia di Belle Arti Tadini

A lungo considerati due generici Popolani, la critica recente ha riconosciuto nelle due tele giovanili (1690 circa) l’autoritratto del pittore e, nel suo pendant, il probabile ritratto del fratello e collaboratore di Antonio, Ventura Cifrondi.

La verità intensa e psicologica dei ritrattati è messa in luce attraverso un’introspezione ingegnosa e per certi versi opposta: nell’Autoritratto emerge l’intraprendenza del pittore nello sguardo gioviale e nella presa spaziale ampia, tagliata di tre quarti; nella tela gemella, orientata specularmente all’altra, la posa annoiata del modello ne mette in luce il carattere malinconico, con il cappello sulle ventitré e l’espressione intristita negli occhi spenti e, soprattutto, nella bocca caricaturale, quasi fosse uno smile.

Colpisce l’intensa semplicità cromatica della tavolozza: su un fondo terroso anonimo, le vesti (e perfino le carnagioni) sono giocate sulle consuete tonalità liquide ambrate e avana, illuminate sapientemente dal modellato candido delle camicie dei due protagonisti.

(Luca Brignoli)

Bibliografia: P. Dal Poggetto, Antonio Cifrondi, in I pittori bergamaschi. Il Settecento, Bergamo,1982, pp. 502-503, n.137; L. Brignoli in Antonio Cifrondi “pittor fantastico”, Bergamo 2023, p. 64