Clusone. MAT Museo Arte Tempo
Opere presenti
Deposizione dalla croce
Olio su tela cm 92 × 72
Deposizione dalla croce
Olio su tela cm 52 × 35
S.Francesco Saverio
Olio su tela cm 117,3 × 91
Ritratto di uomo di profilo
Olio su tela cm 57,8 × 44,5
Deposizione di Cristo dalla croce, 1720 circa, olio su tela cm 92 × 72
Deposizione di Cristo dalla croce, 1720 circa, olio su tela cm 52 × 35
Le due opere presentano una diversa storia collezionistica: la prima apparteneva al lascito Santandrea, dove è registrata nell’inventario manoscritto della raccolta, senza indicazione di provenienza mentre la seconda entrò a far parte della collezione del museo in seguito al deposito della collezione di opere d’arte della Casa dell’orfano di Ponte Selva. Entrambe le tele trattano il tema della Deposizione di Cristo dalla croce, che Cifrondi affronta confrontandosi probabilmente con il celebre prototipo eseguito da Luca Giordano a Venezia, che ha grande fortuna in territorio bergamasco, come testimoniato da numerose copie e derivazioni. Il clusonese non replica il modello giordanesco ma se ne ispira per organizzare la composizione, più fedelmente nella tela Santandrea costruita come in Giordano attorno ai due fuochi della Croce e della Vergine in primo piano sulla sinistra. Il piccolo formato di quest’opera e il carattere compendiario con cui è resa ha indotto Dal Poggetto (1982, p. 498, n. 121) a ritenerla probabilmente un bozzetto preparatorio, anche se non esiste al momento una versione finale da associarvi. Ad una medesima devozione privata era indirizzata anche l’altra Deposizione della Casa dell’orfano, in cui le misure più ampie di quella Santandrea hanno permesso al pittore di elaborare una narrazione più dilatata. La geometrizzazione dei volti, appena sbozzati, e dei panneggi a larghe pennellate, l’intonazione di fondo bruno rossiccia, fanno propendere per una datazione assai avanzata, intorno al 1720. (Francesco Nezosi)
Bibliografia: P. Dal Poggetto, Antonio Cifrondi, in I pittori bergamaschi. Il Settecento, Bergamo,1982, p. 498, n. 121; E. De Pascale, in MAT-Museo Arte Tempo di Clusone 2008, pp. 86-87, n. 24, 88- 89, n. 25; F.Nezosi, Antonio Cifrondi “pittor fantastico”, Bergamo 2023, pp. 108-109, n. 10.
San Francesco di Sales, 1705-1710 circa, Olio su tela, cm 117,3 × 91
La tela appartiene ad un nucleo di opere dedicate al Santo vescovo francese, di cui fanno parte oltre al presente esemplare, almeno un altro assai vicino in collezione privata e forse quello nella casa canonica della parrocchia di Casnigo. Cifrondi opta qui per un taglio compositivo a tre quarti, ricorrente nella sua produzione di personaggi religiosi, come l’ambientazione spoglia in cui trova posto solo un tavolo su cui appoggiare insegne o attributi iconografici: a differenza di molti casi in cui la figura viene fatta risaltare su un monocromo ed indefinito fondale scuro, qui adotta un compatto fondo dorato, di ispirazione classicista, cui adegua, in una resa quasi monocroma la stola, la tovaglia e gli attributi vescovili. La figura del Santo è immersa in caldi bagliori, dalle lumeggiature liquide sulle dita affusolate e sullo spigolo del tavolo, agli incarnati, all’evanescente bastone del pastorale, interrotti solo dalla scura mozzetta vescovile. Questa atmosfera esalta il presule in un’accensione quasi mistica, di partecipazione ad un’epifania divina, cui rimanda l’espressione del tipico volto dal lungo setto nasale, la bocca lievemente aperta e gli occhi levati al cielo mentre la disposizione delle braccia allargate è segno di affidamento, gesto che il pittore impiega anche per il San Tommaso in Santo Spirito. La stereotipata fisionomia, seppure non particolarmente segnata da ombre, la leggerezza cromatica dell’insieme, veicolata da una pennellata liquida che accenna le pieghe e la plissettatura della cotta, inducono ad avanzare una datazione entro la seconda metà del primo decennio del Settecento. (Francesco Nezosi)
Bibliografia: E. De Pascale, in MAT-Museo Arte Tempo di Clusone 2008, pp. 90-91, n. 26; F.Nezosi, Antonio Cifrondi “pittor fantastico”, Bergamo 2023, pp. 102-103, n. 7
Ritratto d’uomo di profilo, 1720 circa, Olio su tela, cm 57,8 × 44,5
Il ritratto è parte delle collezioni del Museo Arte e del Tempo di Clusone dal 1922; sul retro reca un importante cartellino che chiarisce le modalità di ingresso nelle collezioni museali: “Autoritratto del pittore clusonese Antonio Cifrondi regalato dal Dott. Fantoni di Rovetta, restaurato per cura del comune di Clusone: sindaco l’Ill.mo Conte Comm. Dott. Filippo Fogaccia, assessori: Nob. Comm. Giuseppe Barca, Cav. Dott. Giacomo Pellegrini, Barzasi Giacomo, Brighenti Aristide, Pacati Pietro, Rota Leone. Gennaio 1922” (l’ipotesi che l’effigiato sia un autoritratto del pittore è stata scartata; E. De Pascale, in MAT – Museo Arte Tempo di Clusone, 2008, p. 92, n. 27). Riprendendo la gloriosa tradizione del ritratto monetale romano (anche attraverso un diffuso revival rinascimentale occorso a partire dal XV secolo), Cifrondi offre un unicum del suo catalogo dipingendo il ritratto di questo ano- nimo personaggio di profilo, curiosamente in- compiuto; a testimoniarlo è la porzione destra rimasta allo stadio preparatorio, una conferma quantomai eloquente della rapidità irrequieta del modus operandi del Cifrondi. L’anonimo protagonista indossa un curioso berretto rosso bardato di pelliccia, ma è soprattutto l’oceano luministico della mantella color panna a comporre (si potrebbe dire ancor più, o almeno al pari del volto del modello) il dipinto: il modellato scattante, lucente, ondivago, fa acquisire tridimensionalità all’immagine evitando una banalizzazione piatta di un ‘ritaglio’ dell’effigiato dal fondo opaco grigio-bruno. L’interesse ritrattistico di Cifrondi nei confronti del soggetto è altresì esplicitato nella qualità plastico-pittorica con cui fissa la carnagione scura, ‘nascondendo’ l’espressione di posa assorta e annoiata al tempo stesso nella bocca intristita e negli occhi caricaturali; decisamente più vivi e qualitativi sono il naso importante e, soprattutto, l’orecchio materico che, come se fosse dipinto a secco, assume un’importanza (perfino una tonalità) del tutto autonoma nel profilo fisiognomico. Particolarmente affascinante (siamo pur sempre di fronte ad un pittore della realtà) è la soluzione anticonvenzionale, o quantomeno non allegorica, dell’impressionante scavo della massa cranica del personaggio; una conformazione scheletrica ‘a nocciolina’ (riprendendo la terminologia americana peanut, utilizzata sarcasticamente per questo tipo di cranio) su cui il pittore gioca, strato su strato, per costruirvi la pelle cadente senile: ancora una volta una prova spinta di veridico naturalismo. Per rendersi conto della crudezza con cui Cifrondi legge la pelle del proprio modello basta osservare le impressionanti falcate che, a partire dalle rughe nasogeniene, si espandono rapi- damente, in maniera cadenzata, quasi ritmica, lungo il mento e la parte superiore del collo. Per ragioni stilistiche, in particolare per l’affinità della pennellata larga e luminosa con i celeberrimi vertici cifrondiani della Cucitrice e, ancor di più, del Mugnaio, il ritratto qui preso in esame va collocato verso il 1720, vale a dire al principio della fase estrema che coincide con l’approdo del pittore a Brescia. (Luca Brignoli)
Bibliografia: E. De Pascale, in MAT – Museo Arte Tempo di Clusone, 2008, p. 92, n. 27; L.Brignoli, Antonio Cifrondi “pittor fantastico”, Bergamo 2023, pp. 138-139, n. 21
Orari e contatti
Via Clara Maffei, 3, 24023 Clusone BG
Tel. 0346 23014
Orario di apertura: venerdì 15.30-18.30 sabato e domenica: 10.00-12.00 15.30-18.30
Dal 15 aprile al 3 settembre il MAT ospita la mostra